Leo Lionni, perché la sua eredità è così importante
Ci sono pietre miliari nel panorama editoriale per bambini.
Autori immortali, irrinunciabili perché, in qualche modo, hanno fatto la storia contribuendo a formare una nuova coscienza del libro destinato ai bambini.
Il riconoscere grande dignità ai piccoli lettori è la caratteristica che accomuna i più grandi autori per l’infanzia. Non a caso i best sellers immortali, quelli sempre verdi e amati di generazione in generazione, sono quasi sempre libri che hanno fatto discutere, sono spesso stati giudicati diseducativi o non adatti ai bambini, veicoli di messaggi sbagliati e a volte addirittura censurati e proibiti.
Nel fare questa considerazione ho in mente autori come Maurice Sendak, Roald Dahl, Iela Mari e, ovviamente, Leo Lionni. Anche oggi, navigando nei blog o all’interno di gruppi social dedicati ai libri, è facile leggere di madri che sconsigliano un libro perché “diseducativo”. Questo perché si parte dal presupposto che un libro per l’infanzia debba insegnare qualcosa ai bambini, veicolare un messaggio moraleggiante, indirizzare i bambini sulla retta via.
Certamente un libro, qualsiasi libro, veicola necessariamente un messaggio. Lionni stesso sostiene che nelle sue storie cerca sempre di veicolare messaggi morali, perché “un libro non può ridursi ad una serie di belle illustrazioni”. Tuttavia nella poetica di Lionni, il bisogno di una morale a tutti i costi (così presente in un certo scadente tipo di letteratura), viene sostituito dalla creazione di un universo di valori all’interno del quale il bambino viene trascinato senza forzature, grazie a questo autore capace di entrare nella mente del bambino e di esprimere, attraverso l’immaginazione, sentimenti e valori universali.
Questo è reso possibile da una sinergia tra le varie parti delle storie di Lionni, dove testo e immagini camminano in parallelo, dialogando a vicenda. Non possiamo dimenticare infatti, che Lionni fu un artista a 360 gradi e non soltanto autore e illstratore. Fu designer, grafico, pittore, scultore… Insomma amante dell’arte e del bello, che padroneggiava al punto da potersi spingere oltre certi limiti, dando vita a qualcosa di nuovo.
Piccolo blu e piccolo giallo, che appunto nel 2019 compie sessant’anni, resta infatti un’opera che ha ancora tanto da dire e che ha compiuto nel panorama editoriale una piccola rivoluzione. “Piccolo blu e piccolo giallo sono due macchie di colore che vivono un’avventura a lieto fine. Sembra poco ed è tutto”, scrive Roberto Denti.
E anche quando, parlando delle altre opere, si fa notare all’autore che esse contengono impliciti ma possibili risvolti politici o religiosi, lui risponde così: “Non ci pensavo proprio e non me ne importa niente”.
Impossibile non pensare a Guizzino, una storia che racconta i valori dell’uguaglianza, della cooperazione, dell’unione che fa la forza, tutto magistralmente racchiuso nella famosa immagina dei piccoli pesciolini che unendosi formano un grande pesce.
E di fronte al dubbio se i bambini capiscano o meno il senso delle sue storie, lui risponde che il problema non esiste.
Rosellina Archinto, fondatrice della casa editrice Babalibri, pone l’accento su come il grande successo di Piccolo blu e piccolo giallo sia stato decretato dai bambini, più che dai loro genitori. Infatti, superata la perplessità iniziale, al bambino bastano un paio di riletture per impossessarsene, per viverlo con immedesimazione totale.
Per tutte queste ragioni abbiamo scelto di celebrare Leo Lionni con un pomeriggio dedicato a Piccolo blu e piccolo giallo e con una mostra delle tavole illustrate più famose, grazie alla quale calarci nella poetica di questo geniale autore.
Ci vediamo sabato 11 maggio alle 17:30 per il laboratorio su piccolo blu e piccolo giallo e per raccontare ai bambini questa importante mostra e alle 19:00 per inaugurarla insieme.