Si può essere “spacciatori di parole?”.
Questa domanda mi è venuta in mente dopo aver letto (tutto d’un fiato) questo nuovo titolo firmato Antonio Ferrara e pubblicato nella nuovissima collana Einaudi ragazzi di oggi.
Siamo abituati a dare assistenza al prossimo con generi di prima necessità: cibo, accudimento, vestiario…
Lucio va a trovare le persone bisognose di parole.
Non ama studiare Lucio, ma leggere sì. Ed è bravo a farlo ad alta voce. La sua insegnante, la Orecchia, glielo diceva sempre: “Come leggi tu non legge nessuno”. Ma questo prima che lui lasciasse la scuola per quel lavoro alla fabbrica di occhiali. Non immaginava che lo avrebbero mandato via. Pensava di essersi sistemato e fare occhiali gli piaceva.
Non è facile aver lasciato la scuola ed essere disoccupato. Le giornate sono lunghe e pallide come la platessa che sua madre gli cucina per cena e che lui si ingozza solo per non offenderla.
Poi un caso. O forse il destino, o chissà, gli fa riscoprire il suo talento per la lettura ad alta voce e Lucio ricomincia a leggere per gli altri. E insieme a lui scopriamo quanto bisogno le persone possano avere di storie e di parole. Diverse persone e persone diverse. Per diversi motivi e motivi diversi.
Fatto sta che le storie lette ad alta voce diventano attimi di serenità ai quali la gente si aggrappa.
Anche la vecchietta che forse lo chiamava per leggere alle sue piante grasse e spinose, che “stanno a sentire tutto quello che uno dice”; anche Pino, che amava le storie divertenti e la cui risata era soffocata dai colpi di tosse; persino sua madre, che quando si è messo a leggerle una storia si è dimenticata anche del poliziesco in tv.
Fatto sta che più Lucio legge, più le sue giornate pallide si colorano. E anche quando arriva un dolore, il senso di quello che fa aumenta.
Sua madre smette di cucinare la platessa e la sera gli prepara la bistecca ai ferri.
E le parole, pian piano, creano la realtà. Una bella realtà.
Forse solo chi la parola felicità l’ha capita, l’ha vissuta nelle storie che ha letto, l’ha persa e ritrovata, poi la riconosce, quando arriva.
Una felicità così grande che ti fa vergognare di quanto sei felice.
Ho amato questa dolce storia di riscatto che arriva dall’abbandono del protagonista a quella “voce che ci canta dentro, che certe volte ti salva e certe volte no”.